lunedì 23 novembre 2009
sabato 21 novembre 2009
SONO OFFESO ED UMILIATO, RIVA DOVREBBE CHIEDERE SCUSA PUBBLICAMENTE!!!
Non si offende così la memoria di migliaia di vite umane immolate in nome dell'industria dell'acciaio. Chiedo che tutte le forze democratiche di questa città censurino pubblicamente le dichiarazioni dell'Ing. Emilio Riva e gli atteggiamenti prevaricatori dell'Ing. Archinà che ha un concetto primordiale della libertà di parola e di informazione.
Non si offende così la memoria di migliaia di vite umane immolate in nome dell'industria dell'acciaio. Chiedo che tutte le forze democratiche di questa città censurino pubblicamente le dichiarazioni dell'Ing. Emilio Riva e gli atteggiamenti prevaricatori dell'Ing. Archinà che ha un concetto primordiale della libertà di parola e di informazione.
domenica 15 novembre 2009
Il discorso introduttivo di Nichi Vendola
La Fabbrica di Nichi - discorso introduttivo 15 novembre 2009
Oggi la “fabbrica di Nichi” è la piazza produttiva dei nostri desideri, il deposito delle nostre sconfitte, il cantiere dei nostri progetti. La fabbrica non è una proprietà privata di Nichi. Nichi è solo il testimone credibile di una ambizione collettiva: e cioè poter credere ancora alla buona politica, quella che si nutre di segni che danno sollievo al dolore, che danno diritto ai diritti, che indicano l’etica della bellezza come responsabilità sociale e come discorso pubblico: la bellezza infinita della biodiversità, la bellezza della storia coagulata in architettura urbana e in arte e in raffinatezza tecnologica, la bellezza dei suoni che si fanno lingue e dialetti che nominano e mescolano i popoli, la bellezza dei cercatori di verità e dei cercatori di pace, la bellezza dell’utopia che non disdegna il realismo. Tocca a me raccontarvi la trama di una storia lunga cinque anni, cinque anni a cercare di capire per cercare di cambiare, cinque anni carcerati nei propri doveri pubblici, un viaggio dentro una complessa macchina di potere, sforzandosi ogni giorno di decifrare quei suoi codici criptati, provando a stanare i fantasmi delle sue vergogne e dei suoi segreti inconfessabili, cercando di non affondare mai nel pantano del cinismo e dell’acquiescenza. Scoprirsi, da subito, così vulnerabili alle fionde dei tanti sotto-poteri che vogliono comandare sulla testa di chiunque governi. Destra, sinistra, centro: rischiano di diventare figurine per bambini, mentre nella cabina di regia operano le lobbies, le corporazioni, le caste. Attraversare una stagione così triste della politica ridotta a tecnica pubblicitaria e fiction televisiva, abitare una società spogliata di socialità e ridotta a mercato globale, vedere giorno dopo giorno la nozione di democrazia perdersi nel frullatore dell’auditel e del televoto, camminare in questa attualità senza storia: e mentre fai questo, mentre guardi con dolore quella che a te pare una caduta della speranza, continui tuttavia a cercare un varco, una luce, un percorso possibile, sapendo di avere nelle mani una possibilità che è preziosa perché è rara. Sono stato lì dentro, in una scatola piena di scatole, avendo la responsabilità di poter indicare una direzione di marcia. I miei passi, nei labirinti del potere, talvolta erano inesperti e incerti, talvolta rotolavano come in un azzardo: bisogna avere sempre passi equilibrati - questo ho imparato - per non perdersi per strada, per camminare col fiato giusto, per raggiungere la meta. La differenza del governare è che non puoi più solo domandare, devi cominciare a rispondere: tu in prima persona. Trovati subito cinque morti nel fango, in uno spicchio di campagna abusato dal cemento, e scopri che sei il responsabile di una cosa che sostanzialmente non esiste: la protezione civile. La sciatteria del potere ha potuto tanto, disimpegnarsi dinanzi alla sfida decisiva della prevenzione e dell’emergenza legati a catastrofici eventi meteorologici che si palesano quali conseguenza della mutazione climatica e della desertificazione nel mediterraneo. Eccola la Puglia del 2005: un sistema di protezione civile inesistente, un volontariato che supplisce alle latitanze dei pubblici poteri ma che non riceve formazione né coordinamento. Il fuoco può divorare il nostro patrimonio boschivo, si rischia di morire contemporaneamente di sete e affogati, il dissesto idrogeologico e l’erosione della costa mettono in evidenza le nostre fragilità fisiche: ma tutto questo non ha inciso sulla cultura di chi governava i processi materiali, la passione intellettuale e l’onestà del Prof. Di Staso furono un raggio di sole nell’acqua gelida. Eccola subito, davanti ai tuoi occhi, la prima scommessa concreta: è lì nella cattedrale di un bellissimo paese murgiano, dinanzi a cinque bare, dinanzi a cento sconfitte cumulate nel tempo. Mica te la puoi cavare dicendo che era colpa di quelli che c’erano prima: devi prenderti la tua porzione di responsabilità, anche se governi solo da un giorno, non devi dedicare il tuo tempo alla polemica politica ma alla soluzione dei problemi. Non dico cosa è costato cercare di inventare un nostro sistema di protezione civile, scalare montagne di difficoltà burocratiche, ma nel giro di tre anni costruire una macchina prodigiosa: dico prodigiosa perché si partiva da zero, e oggi vinciamo il primo premio di Legambiente per la migliore organizzazione dello spegnimento degli incendi boschivi. Non avevamo nulla, oggi abbiamo una struttura attrezzata, con un coordinamento interforze che funziona con estrema competenza, con sale operative specializzate nelle varie tipologie di calamità, con intensi programmi formativi mirati anche al volontariato. Oggi sviluppiamo le nostre competenze sia sul ciclo della prevenzione che su quello dell’emergenza e del soccorso. Occorrono specialismi sempre più sofisticati, ma soprattutto modelli organizzativi fondati sulla responsabilità sociale. Ogni singolo cittadino è sentinella e custode del nostro comune territorio. La protezione civile è l’azione di ognuno di noi e di ogni istituzione: è il banco di prova fondamentale per misurare le virtù o i vizi della politica. Noi abbiamo voluto ostinatamente un salto operativo che fa di noi pugliesi oggi un modello nei sistemi di governo delle emergenze ambientali. Forse questa è davvero una Puglia migliore, se è anche vero che gli operai della forestazione che nel 2005 lavoravano per un totale di 17 giornate all’anno, nel 2006 passarono a 121 giornate, nel 2007 a 151, qualche giorno fa abbiamo deliberato che lavorino 179 giornate all’anno: scelta che rappresenta l’inizio sostanziale del percorso di stabilizzazione di una delle tante platee di lavoratori intrappolati nelle mille tagliole dei contratti precari. Io non voglio che il lavoro, soprattutto quello più usurante, obblighi al silenzio e alla soggezione. Voglio che la gente sia libera dalla paura e anche libera di votare. Tra le grandi calamità artificiali che avvelenano lo spirito pubblico vi è dunque il clientelismo, il nepotismo, il familismo amorale: ci vuole anche una protezione civile contro il ciclo lungo della democrazia alluvionata dai soldi della corruzione e dalle leggi universali del mercatismo e del liberismo. Occorre non dimenticare che questa ideologia, che fa del mondo e della vita un unico sterminato mercato, divenne il nostro “pensiero unico”: lo chiamammo “globalizzazione”. Le merce era il nostro dio, la precarietà nel fluttuante mercato il nostro destino esistenziale. Questa è la scena in cui si colloca questa mia esperienza nel laboratorio di governo: provare subito a entrare nelle cose, a spezzarne la staticità, manipolare l’argilla di una grande regione del Mediterraneo, è stato per me un lavoro durissimo, una prova la cui asprezza nessuno può capire. Devi studiare, progettare, investigare, condividere, intuire, controllare, ma soprattutto devi scegliere, ogni giorno, ogni ora, assediato dal cumulo delle emergenze. Si vive dentro un paradosso diuturno: mai impiccarsi all’albero delle emergenze, nel senso che è indispensabile pianificare se si vuole produrre un cambiamento durevole; con la carità ristori un povero ma non lo ripari dalla povertà. Ma allo stesso tempo non devi mai dimenticare che dietro o dentro un’emergenza può esserci una o più vite, una domanda impellente che non può attendere i tempi burocratici della tua pianificazione: e allora sai che devi comunque correre, tu servizio pubblico, tu Italia pulita e civile della nostra Costituzione repubblicana, a soccorrere chi è inciampato, a dare una mano a chi è nel disagio o nel pericolo o nella marginalità o nel terribile esilio della clandestinità: dargli una mano, non una manetta. Offrirgli accoglienza e diritti, non repressione e stigma sociale. Don Tonino diceva fare delle “pietre di scarto” le nostre “pietre angolari”. Partire dai poveri, che sono testimoni della violenza ma anche annunciatori di speranza. Ecco cinque anni di impegno generoso e senza tregua della nostra politica della solidarietà sociale, con la nostra infaticabile Elena Gentile, una di quelle donne del mio governo che hanno fatto per davvero e fino in fondo la differenza. Perché la differenza di genere è uno dei rari tentativi di usare la politica come strumento di umanizzazione piuttosto che come macchina da guerra. Noi, il genere maschile, la guerra la coltiviamo fin dall’infanzia, ci educhiamo al competere e al dominare, anche quando esibiamo in buona fede le nostre credenziali progressiste coviamo sempre un istinto belluino e bellicista. Perché la guerra è scoppiata nel cervello di una sorta di nuova antropologia, quella di un “homo hoeconomicus” che era anche l’economicismo del maschile. E questa guerra segna la definitiva rovina della politica: perché il dolore è fiction, la speranza è uno spot, il conflitto è un crimine, la diversità una minaccia. La libertà delle donne libera le donne e libera il mondo. La libertà degli uomini libera solo gli uomini, e spesso opprime le donne. Eccola la guerra: una società polverizzata e ridotta alla solitudine mercantile di uomini e donne che non hanno più valore ma che hanno un prezzo. La guerra è quel frammento di territorio o di identità che si barrica nel proprio leghismo e si predispone a diffidare di chi è fuori dal proprio recinto identitario. La guerra è separazione, è uccidere la curiosità e la conoscenza e lasciarsi amministrare dalla superstizione e dalla paura. Il berlusconismo, depurato da ogni scoria di gossip, è nella sfera pubblica una esibizione indecente del sentimento di onnipotenza del maschile: fino ad una sorta di permanente erezione del potere. Un teatrino stucchevole e violento: perché fotografa la crisi di quel lessico civile che imponeva il decoro nel contegno e nella reputazione, che suggeriva il galateo del rispetto (fosse pure per ipocrisia), che non consentiva un regresso così straziante dello spirito pubblico come quello di cui siamo . Ho letto le descrizioni che ne fa oggi, con la scrittura veemente dei convertiti, l’on. Guzzanti, che ci ha svelato l’alfabeto di questa fusione calda tra politica e lupanare (che parola mistica, “lupanare”; noi oggi mastichiamo acronimi e anglicismi, noi concupiamo le escort, così la prostituzione si fa “postal market”, e alla fine sembra che ogni brandello di noi abbia una etichetta con il prezzo). Tutto questo per dire che la dignità delle donne e di ogni persona è stata la cifra innovativa della nostra produzione legislativa, spesso all’avanguardia anche secondo il giudizio ufficiale delle Istituzioni Europee. Abbiamo riordinato concettualmente la rete dei servizi sociali, implementato in forme consistenti la protezione delle fasce più deboli, immaginato percorsi più mirati all’inserimento e all’auto-valorizzazione, abbiamo scritto in norma di legge che ogni persona ha diritto ad essere considerata una risorsa da gratificare piuttosto che un problema da cancellare: ce lo ha insegnato don Luigi Ciotti, e tutto un mondo di “mediatori sociali”, quelli che nelle discariche della miseria cercano di capire e di accogliere piuttosto che di giudicare e respingere. Noi siamo spettatori dinanzi al processo sommario di criminalizzazione dei poveri, la xenofobia ha fatto il suo ingresso ordinario nell’immaginario collettivo e nella comunicazione pubblica, abbiamo lentamente perduto memoria di noi (dei nostri dolori storici, delle nostre migrazioni, delle nostre umiliazioni socialmente determinate). Qui, su questo sentiero che può mutarsi in vicolo cieco o in precipizio, si colloca il finanziamento per 252 milioni di euro in un triennio e il monitoraggio dei primi 45 piani di zona dei Comuni pugliesi. Abbiamo inventato, come strumento di sostegno ai percorsi di cura e di presa in carico a domicilio di persone non autosufficienti, il cosiddetto “assegno di cura”. Nel 2007 abbiamo investito 15 milioni di euro, quest’anno investiamo 30 milioni di euro che copriranno le domande di circa 4.000 nuclei familiari. All’inizio del corrente anno abbiamo, con una spesa supplementare di 2 milioni di euro, introdotto l’assegno di cura anche per i malati di SLA.Tanto abbiamo fatto per i migranti, nelle campagne di capitanata, con tre alberghi diffusi, con misure di contrasto al lavoro nero.Siamo intervenuti a sostegno delle diverse abilità con Diritti in rete, con il progetto Sax per la connettività sociale: 6.000 disabili hanno ricevuto pc e ausili informatici. 200 famiglie hanno avuto accesso ai contributi per adattare le autovetture alla mobilità dei disabili. Sono stati portati avanti 80 progetti di formazione e comunicazione per associazioni di famiglie di disabili. Per le infrastrutture sociali abbiamo prenotato dalla programmazione comunitaria risorse per 570 milioni di euro e dal Par Fas, ancora appeso al volatile umore di ministri sull’orlo di una crisi di nervi, abbiamo previsto una dotazione di 300 milioni di euro. A oggi abbiamo impegnato 57 meuro per il finanziamento degli asili nido dei Comuni e delle aziende pubbliche; 71 meuro per infrastrutture socio-assistenziali sul territorio; 31 meuro in accordi di programma con i Comuni per piani di investimento sociale; 119 meuro per i 6 piani di investimento delle asl per le nuove sedi di distretto, per nuovi poliambulatori e consultori, per nuovi Cup, per dipartimenti di prevenzione. L’assegno di prima dote per le giovani coppie con bambini 0-36 mesi per favorire la frequenza di servizi per la prima infanzia (5 meuro)Ci siamo dotati di linee guida per l’affido familiare e abbiamo finanziato 15 progetti per circa 300 mila euro.Stiamo riqualificando il patrimonio delle Ipab. Stiamo per varare la nuova legge sull’immigrazione.Dobbiamo accogliere il cuore della questione che ci pone, con particolare enfasi, un soggetto come l’IDV: la moralizzazione della vita pubblica è un banco decisivo della democrazia, la corruzione è furto di diritti e di beni comuni, la legalità deve essere una bussola. Il punto riguarda la traduzione nella macchina amministrativa della domanda di legalità: significa rinnovare i ranghi della burocrazia pubblica attraverso la selezione dei concorsi.Io, con il contributo prezioso di Minervini, ho bandito i concorsi, i primi. All’insegna di trasparenza, partecipazione, cittadinanza attiva. Come nel piano della salute.La patologia del nostro sistema sanitario allude più che alla rete degli ospedali al deserto del territorio: l’ospedale come supplenza dei servizi sociali, con conseguente cronica inappropriatezza dei ricoveri; ma anche l’inapropriatezza della diagnostica e le performances della spesa farmaceutica che dicono che la salute si produce nel territorio, curando la qualità della vita, la bonifica degli ambienti inquinati, l’educazione alimentare, la lotta contro i veleni industriali, la prevenzione degli abusi ai minori, la cultura della contraccezione, i servizi che aiutino concretamente l’accoglienza della vita e incoraggino la natalità.E dunque la sanità. Ecco quello che abbiamo trovato: una rete con un diffuso quadro di disagio strutturale e infrastrutturale, un riordino ospedaliero privo di qualunque cognizione dell’andamento epidemiologico della nostra regione e spoglio di qualsivoglia vero confronto democratico; un riordino tagliato sul modello di un rigore apparente, fatto solo di tagli e razionalizzazioni ragionieristiche. Noi abbiamo condiviso con tanti la scrittura del piano della salute. E abbiamo concretamente avviato il cambiamento, a partire dalle messe a norma degli spazi ospedalieri, dalle cucine alle sale operatorie, rinnovando e implementando in proporzioni mai conosciute da questa regione il parco delle grandi macchine, trasformando in cantieri permanenti sia il Policlinico di Bari che gli Ospedali Riuniti di Foggia, portando finalmente agli ultimi ritocchi il nuovo Ospedale della Murgia e il nuovo Oncologico nell’ospedale Cotugno di Bari. Abbiamo inaugurato un numero impressionante di nuovi reparti, in alcuni casi reparti di assoluta eccellenza, dalla nuova chirurgia toracica del san Paolo al Pronto soccorso di Brindisi.Mentre stiamo mettendo in attivazione una rete di 6 strok unit e cantierizzando l’accoglienza di 7 tac pet abbiamo portato ambulatori medici nell’Appennino dauno, dove una popolazione che invecchia non aveva neanche una parvenza di immediata copertura assistenziale. Organizzando nel Gargano l’evoluzione di un servizio decisivo per quei territori impervi da eliambulanza in elisoccorso, ovvero una struttura complessa di trattamento d’emergenza. Dico alla rinfusa e in estrema sintesi cos’altro abbiamo fatto: eliminato il ticket sulle prestazioni specialistiche e farmaceutiche, innalzando la soglia di reddito per l’esenzione. Con la destra il ticket lo pagavano quasi tutti. Con la destra si è reiterata la pratica del blocco delle assunzioni, e si è creata un doppiamalattia: si è creata precarietà e si è proceduto a selvagge esternalizzazioni.Capite bene che un conto è esternalizzare un servizio di giardinaggio, altro è esternalizzare la gestione delle ambulanze e del 118. Noi abbiamo avviato una sistematica lotta alla precarietà e alle esternalizzazioni.
Stiamo completando una intensa opera di stabilizzazione delle svariate tipologie di lavoro precario in sanitàStiamo sperimentando forme inedite di internalizzazione, mediante costituzione di società in house. Talora si tratta di uscire da condizioni di soggezione a vere intraprese malavitose. Sugli appalti abbiamo introdotto: la legge regionale sulle unioni di acquisto, la legge sul divieto di acquisto di prodotti infungibili, abbiamo attivato il nucleo regionale di verifica appalti, osservatorio regionale prezzi e tecnologie e dispositivi medici, linee guida acquisti sotto soglia, l’albo regionale unico dei fornitori, l’elaborazione del piano della sanità elettronica, il nuovo sistema sanitario informativo sanitario regionale, l’avvio del progetto CUP regionale, ilportale regionale della salute, l’anagrafe canina, e poi ancora: la rete delle malattie rare, la rete oncologica, la banca del cordone ombelicale, la banca regionale del sangue congelato e del sangue raro, la rete regionale del sangue placentare, il potenziamento della rete regionale dei trapianti, gli interventi mirati per le persone affette da autismo. Recentemente abbiamo avviato il progetto a Taranto del San Raffaele del mediterraneo. Abbiamo completato la prima fase art. 20 per l’edilizia ospedaliera, organizzato le strutture di formazione sanitaria, stiamo creando il registro tumori regionale, proposto la riforma dell’Ares, approvato il prontuario terapeutico ospedaliero regionale, potenziato il servizio di tele cardiologia, creato la rete delle cure palliative e incrementato li Hospice e i posti letto. Abbiamo costruito il Piano regionale di contenimento dei tempi d’attesa, il Progetto di farmacovigilanza, abbiamo ampliato l’erogazione dei prodotti per celiaci, promosso la donazione degli organi.Abbiamo ridotto la mobilità passiva: che è ricerca di migliori offerte sanitarie, talvolta turismo sanitario, talvolta la presenza di meridionali trapiantati al nord ma in possesso della residenza al sud (questi ultimi sono l’esempio di una paradossale ingiustizia. Noi paghiamo tre volte: abbiamo speso per formarli, paghiamo ad altre regioni la loro assistenza sanitaria, loro producono PIL al nord).Soni partite le campagne di screening per il tumore del seno, del colon retto, del piano straordinario di controlli negli allevamenti a rischio diossina.La Sanità pugliese ha 20 mila operatori e 700 milioni in meno dell’Emilia Romagna.D’altro canto, venivamo da una situazione disastrosa. Il Quintino Sella (Raffaele Fitto n.d.r.) che aveva governato la Puglia nella scorsa legislatura aveva millantato un bilancio in attivo di nove milioni di euro, e invece, ci ha lasciato con un buco enorme e i bilanci ballerini delle ASL, in cui erano inseriti come credito, dei crediti inesigibile, che quindi diventano debiti; un bilancio in cui non era calcolato il costo di diritti come la mensa, con conseguentemente arretramento dei servizi e dei diritti dei cittadini e dei pazienti.Il lavoro sulla sanità ha riguardato anche l’impegno profuso nell’edilizia ospedaliera, penso agli ospedali ecclesiastici, il San Giovanni, il Miulli, il Panico. Ma anche la conclusione degli accreditamenti, l’implementazione di un data base del privato convenzionato; insomma, un lavoro importante di radiografia del sistema e di pianificazione, oltre che di strutturale moralizzazione. Tutto condotto dalle sapienti mani dell’Assessore Tommaso Fiore, cui va un profondo e sentito ringraziamento.La salute pubblica non è solo ospedali, non è solo nei presidi ospedalieri. La salute dei cittadini parte innanzitutto dalla qualità della vita e dalla tutela ambientale. In questo ambito abbiamo avviato una vera rivoluzione gentile ancorché contrastata spesso con modi assai rudi.L’istituzione di 15 parchi, compreso quello fluviale dell’Ofanto, la regolamentazione delle attività estrattive, la messa in sicurezza del sito ex fibronit, la tutela degli ulivi secolari con una legge che non ha pari in Europa, sono solo alcuni degli interventi di tutela del territorio e di risanamento dei danni provocati da anni di incuria e di sciacallaggio ambientale. Ed è questo il segno del cambiamento portato dal centrosinistra in Puglia, lo si vede nei segni, nei gesti. Con l’amministrazione di Fitto c’è stata la costruzione di Punta Perotti e l’abbandono del Petruzzelli. A fare da contraltare, con la mia amministrazione abbiamo l’abbattimento di Punta Perotti e la restituzione al corpo della città del Teatro Petruzzelli. C’è poco da aggiungere.E tutto questo è stato possibile grazie alla sinergia con un grande sindaco, uno dei migliori d’Italia, Michele Emiliano.Il rispetto dell’ambiente passa anche da una vera e propria svolta epocale in Puglia, ovvero la riorganizzazione del ciclo dei rifiuti, che risistemato le discariche e differenziato i rifiuti, che ha puntato sul riciclo con importanti incentivi e disincentivi ai Comuni pugliesi.Abbiamo inoltre restituito dignità a due città martoriate Brindisi e Taranto: il no al rigassificatore e al raddoppio dell’Eni, la legge sulla limitazione delle diossine, per la quale tanto abbiamo combattuto, anche contro poteri molto forti e talvolta non proprio palesati. Ma noi abbiamo avuto un grande alleato, il più importante, i cittadini di Taranto, i cittadini di Brindisi, i cittadini di tutte le età della Puglia migliore.
Sulla cultura abbiamo fatto tanti investimenti, di qualità. La rete dei beni culturali, il finanziamento dei laboratori teatrali, delle attività archeologiche, delle ristrutturazioni di immobili storici, degli archivi e delle biblioteche, il completamento della ricostruzione del Petruzzelli, 164 laboratori urbani partoriti da uno dei programmi dei Bollenti spiriti, che insieme al contratto etico e ai principi attivi costituiscono il fiore all’occhiello, in Italia e in Europa delle nostre politiche giovanili, di promozione del talento e di formazione e attrazione di alte competenze intellettuali e produttive . Teatro, musica, danza, spettacolo, avanguardia artistica nel circuito dei castelli medioevali sotto la guida di Bonito Oliva, e poi il cinema. Penso ad Apulia Film Commission, al Festival internazionale, al Polo del digitale, ai Due cine-porti. Abbiamo inteso le politiche culturali come dialogo, conoscenza, incontro di civiltà:la memoria, con i “treni della memoria”, Auschwitz, ma anche il Festival della Cultura ebraica (Negba).Centrale è stato il nostro sguardo al Mediterraneo, nelle politiche di cooperazione in ogni settore.E poi l’eccellenza delle energie rinnovabili: la Puglia ha inaugurato una stagione di rinnovamento, ha attuato anche in questo campo un pezzo della rivoluzione gentile auspicata.Abbiamo avuto l’ardire e il coraggio di pensare che la nostra terra potesse essere il centro in Italia per la produzione di energia da fonti rinnovabili. E ci siamo riusciti. Oggi siamo i primi produttori in Italia di energia da fonte eolica e da fotovoltaico. E non ci siamo fermati qui: abbiamo istituito la filiera corta per le bio-masse e abbiamo pensato ad un modello alternativo di industria.L’azione amministrativa di tutela del territorio ha toccato un punto nevralgico come la tutela delle acque e il piano di assetto idrogeologico, in una terra che non ha mai avuto una ricognizione da questo punto di vista, e che ha vissuto sull’incuria della precedente amministrazione. Una terra in cui è stato concesso negli anni di costruire ovunque e in cui poi ti ritrovi di fronte a una palazzina che crolla a Gallipoli a causa di un evento atmosferico di poco conto. Abbiamo quindi costretto i Comuni di Puglia a fornirci la situazione cartografica, bloccando le licenze per un anno. E le abbiamo ottenute.La Giunta pugliese ha approvato una delibera che, partendo da quanto stabilito dall’articolo 2 della nostra Costituzione nonché dal Parlamento Europeo e dall’UE, ha fatto propri i principi basilari della concezione dell’acqua quale bene comune. L’acqua bene comune dell’umanità è un principio unanimemente riconosciuto sul quale è giunta l’ora, senza totem e tabù, di applicarsi per giungere ad una regolamentazione di dettaglio che tenga conto del principio ed allo stesso tempo non ci faccia tornare indietro, con strumenti di gestione che hanno abbondantemente segnalato la loro inadeguatezza. Abbiamo ridato dignità alle città, con i progetti di riuso e riqualificazione delle periferie, il risanamento degli IACP, la rigenerazione urbana, i 129 PIRP approvati , la messa in opera di un Servizio Informativo Territoriale, la semplificazione e velocizzazione di tutte le pratiche di approvazione degli strumenti urbanistici, il sostegno all’affitto (18 meuro con cui abbiamo coperto i tagli governativi), gli investimenti crescenti per l’edilizia residenziale sociale, la moralizzazione degli IACP. Abbiamo affrontato la sfida del sistema dei trasporti, la sfida dell’intermodalità, la Puglia come piattaforma logistica. Pensiamo agli Areoporti e al distretto dell’aereospazio. Abbiamo incrementato il traffico aereo, frutto di interventi a sostegno, acquistato 1 elicottero per il collegamento con le Tremiti. Abbiamo investito 170 meuro investiti nel rinnovo dei vettori ferroviari, con l’acquisto di treni d’avanguardia, di 80 nuovi autobus urbani e 291 autobus interurbani privi di barriere architettoniche. Abbiamo avviato la conversione della nostra agricoltura, con il piano di sviluppo rurale, riconoscimento marchio Prodotti di Puglia. Nonostante la crisi disperante del mondo agricolo e l’insostenibile leggerezza dell’essere di Zaia. Abbiamo riorganizzato le attività produttive per distretti di filiera e distretti tecnologiciin sintonia con Arti.Abbiamo raggiunto risultati importanti nella meccatronica, nel distretto agroalimentare, nelle nano e biotecnologie, nella produzione di energia pulita. Abbiamo varato il più poderoso piano di misure anticicliche, di sostegno alle imprese, alle donne, ai giovani, ai precari della scuola. Mentre il governo occulta la crisi siamo intervenuti contro la crisi economica. Perché per noi risanare significa investire. Tagliare significa deprimere.
Ricordo iniziative importanti come il festival dell’innovazione, la notte dei ricercatori, la rete dei talenti. E dunque il turismo, il nostro orgoglio: mentre l’Italia precipitava, la Puglia cresceva. Anche perché abbiamo avviato progetti di destagionalizzazione dei flussi turistici.Abbiamo inteso il governo con una nuova visione e missione. Il sud si è ripreso la parola, destrutturando una mitologia negativa.Abbiamo dato una spina dorsale a un’idea di sviluppo, guadagnato un rapporto di fiducia con un pezzo di giovane generazione.Questo è un sunto breve di ciò che abbiamo fatto.Dobbiamo continuare il lavoro. Irrobustire le radici del cambiamento.L’alleanza da costruire ruota attorno a tre questioni: presidio della democrazia, questione meridionale equestione morale.Vorrei si costruisse una coalizione larga, plurale, capace di stringere un compromesso necessario tra culture e interessi sociali differenti. Una coalizione con il Pd, innanzitutto. Con le forze politiche di opposizione alle destre. Con l’Idv. Con utte le formazioni a sinistra del Pd. I radicali. I repubblicani europei. I pensionati. I moderati e i centristi.Non l’arca di Noè del trasformismo ma un patto per il futuro.Ringrazio Casini per l’esempio di civiltà della politica che ha dato a tutti. Il riconoscimento del senso della mia vita pubblica.Atti illegali, se ci sono, non sono quelli che ho fatto, ma quelli che ho subito.Discutiamo di programma. Di lotta alle povertà. Politiche per la famiglia. Cose concrete su cui già ci siamo misurati.C’è un problema del leader della coalizione? Bene. In un campo più largo non si possono imporre e neppure subire dei veti. Io non ho un problema personale ma politico. Perché sono stato eletto attraverso un processo di popolo che sono state le primarie nel 2005.Allora le primarie sono la soluzione, anche adesso.Il 5 dicembre ho voglia di andare a Roma. Vorrei condividere non solo l’ansia per questa buia notte, ma anche lo sforzo di cercare una via d’uscita.La via d’uscita è la democrazia, la responsabilità condivisa.Dobbiamo ritrovare in una trama collettiva il senso dell’agire politico.E’ l’unico antidoto per il dolore e la solitudine: dico di me, dell’assedio che ho visto attorno alla mia persona. Della bassezza, della volgarità, della malafede, della banalità del male che si subisce talvolta senza aver voglia neppure di difendersi: ai confezionatori di veline diffamatorie vorrei dire che il loro è tempo perso, che c’è un popolo che capisce la volontà pregiudiziale di colpire una anomalia che oggi riapre la sua fabbrica, che una vita intera vissuta in tutte le trincee della legalità e dell’antimafia non può essere scalfita da questi proiettili di fango: sparati per sporcare, per alterare il corso della discussione pubblica, sparati per omologare tutto e tutti al livello del degrado dei pubblici costumi.Ma se mi stacco dalle mie emozioni, capisco di aver sperimentato uno dei sintomi della malattia italiana: la politica come violenza governata, come teoria del comando plebiscitario e disciplinare, come complicità diffusa verso l’ordinaria barbarie in cui viviamo: i respingimenti, e il ricordo di Ester Ada.Ma anche la devianza punita fino alla morte, come per un povero Cristo, di Stefano Cucchi. Anche i suicidi in carcere, mentre va in scena il processo breve che comminerà pene lunghe per i poveri e impunità per i ricchi e potenti.Nel mondo va in scena Obama. Qui da noi lo scudo fiscale. La crisi è davvero finita per gli squali che son tornati tutti a nuotare nella consuete comode acque della finanza internazionale. C’è Copenaghen, ma noi italiani guidiamo la dissidenza inquinatoria, siamo nel club esclusivo degli amici del CO2.
La Puglia che continua a credere alla bellezza.Magari ad una politica che è fatta di confronto anche aspro ma non di trappole costruite con tecniche professionali, non di violenza verbale, non di urla scomposte di chi non conosce il gusto del dialogo. La politica che non si pensa onnipotente, che non ha tutte le risposte ma che ci tiene a non smarrire le domande, che ha un occhio sempre aperto sulle fragilità, che sa indirizzare socialmente i cantieri del profitto, che sa dare speranza ai bambini. Che sa accoglierne il respiro, riconoscerne i diritti, rispettarne la soggettività.La politica che ci rende tutti protagonisti e produttori in quella fabbrica di desideri, che oggi è soprattutto (e con che disperazione!) un desiderio corale di lavoro, di fuoriuscita dalla precarietà e dalla paura, di soggettiva connessione con reti sociali accoglienti e solidali.La destra è una fabbrica di paure. Un principio di separazione che moltiplica esponenzialmente i propri effetti. La destra è mettere sul conto di chi sta peggio gli abusi di chi sta meglio. La destra è l’idea semplice che valgono le regole di chi è più forte ed è anche in grado di difendersi con fitte reti di consenso. La destra è il velleitarismo ma anche la valenza ideologica delle ronde securitarie. La destra è il progetto di fare della precarietà un paradigma generale, dalla scuola sgonfia e umiliata per i tagli al lavoro che, anche quando c’è con un contratto a tempo indeterminato, pare essere una coperta provvisorio. Si vive nella precarietà del vivere. Sfottuti dal teatrino delle classi dirigenti.Accendete gli impianti, già sento il rombo della sirena, si aprono i cancelli della fabbrica, si comincia. Che sia per tutti e per tutte un buon lavoro. Bisogna essere molto grati a tutti quelli che hanno organizzato, programmato, costruito, allestito questa fabbrica. Sono volontari. Una militanza a progetto, nel nome di un sogno che non si è mai spento. Continuare ostinatamente a volere e a costruire una Puglia migliore’.
Stiamo completando una intensa opera di stabilizzazione delle svariate tipologie di lavoro precario in sanitàStiamo sperimentando forme inedite di internalizzazione, mediante costituzione di società in house. Talora si tratta di uscire da condizioni di soggezione a vere intraprese malavitose. Sugli appalti abbiamo introdotto: la legge regionale sulle unioni di acquisto, la legge sul divieto di acquisto di prodotti infungibili, abbiamo attivato il nucleo regionale di verifica appalti, osservatorio regionale prezzi e tecnologie e dispositivi medici, linee guida acquisti sotto soglia, l’albo regionale unico dei fornitori, l’elaborazione del piano della sanità elettronica, il nuovo sistema sanitario informativo sanitario regionale, l’avvio del progetto CUP regionale, ilportale regionale della salute, l’anagrafe canina, e poi ancora: la rete delle malattie rare, la rete oncologica, la banca del cordone ombelicale, la banca regionale del sangue congelato e del sangue raro, la rete regionale del sangue placentare, il potenziamento della rete regionale dei trapianti, gli interventi mirati per le persone affette da autismo. Recentemente abbiamo avviato il progetto a Taranto del San Raffaele del mediterraneo. Abbiamo completato la prima fase art. 20 per l’edilizia ospedaliera, organizzato le strutture di formazione sanitaria, stiamo creando il registro tumori regionale, proposto la riforma dell’Ares, approvato il prontuario terapeutico ospedaliero regionale, potenziato il servizio di tele cardiologia, creato la rete delle cure palliative e incrementato li Hospice e i posti letto. Abbiamo costruito il Piano regionale di contenimento dei tempi d’attesa, il Progetto di farmacovigilanza, abbiamo ampliato l’erogazione dei prodotti per celiaci, promosso la donazione degli organi.Abbiamo ridotto la mobilità passiva: che è ricerca di migliori offerte sanitarie, talvolta turismo sanitario, talvolta la presenza di meridionali trapiantati al nord ma in possesso della residenza al sud (questi ultimi sono l’esempio di una paradossale ingiustizia. Noi paghiamo tre volte: abbiamo speso per formarli, paghiamo ad altre regioni la loro assistenza sanitaria, loro producono PIL al nord).Soni partite le campagne di screening per il tumore del seno, del colon retto, del piano straordinario di controlli negli allevamenti a rischio diossina.La Sanità pugliese ha 20 mila operatori e 700 milioni in meno dell’Emilia Romagna.D’altro canto, venivamo da una situazione disastrosa. Il Quintino Sella (Raffaele Fitto n.d.r.) che aveva governato la Puglia nella scorsa legislatura aveva millantato un bilancio in attivo di nove milioni di euro, e invece, ci ha lasciato con un buco enorme e i bilanci ballerini delle ASL, in cui erano inseriti come credito, dei crediti inesigibile, che quindi diventano debiti; un bilancio in cui non era calcolato il costo di diritti come la mensa, con conseguentemente arretramento dei servizi e dei diritti dei cittadini e dei pazienti.Il lavoro sulla sanità ha riguardato anche l’impegno profuso nell’edilizia ospedaliera, penso agli ospedali ecclesiastici, il San Giovanni, il Miulli, il Panico. Ma anche la conclusione degli accreditamenti, l’implementazione di un data base del privato convenzionato; insomma, un lavoro importante di radiografia del sistema e di pianificazione, oltre che di strutturale moralizzazione. Tutto condotto dalle sapienti mani dell’Assessore Tommaso Fiore, cui va un profondo e sentito ringraziamento.La salute pubblica non è solo ospedali, non è solo nei presidi ospedalieri. La salute dei cittadini parte innanzitutto dalla qualità della vita e dalla tutela ambientale. In questo ambito abbiamo avviato una vera rivoluzione gentile ancorché contrastata spesso con modi assai rudi.L’istituzione di 15 parchi, compreso quello fluviale dell’Ofanto, la regolamentazione delle attività estrattive, la messa in sicurezza del sito ex fibronit, la tutela degli ulivi secolari con una legge che non ha pari in Europa, sono solo alcuni degli interventi di tutela del territorio e di risanamento dei danni provocati da anni di incuria e di sciacallaggio ambientale. Ed è questo il segno del cambiamento portato dal centrosinistra in Puglia, lo si vede nei segni, nei gesti. Con l’amministrazione di Fitto c’è stata la costruzione di Punta Perotti e l’abbandono del Petruzzelli. A fare da contraltare, con la mia amministrazione abbiamo l’abbattimento di Punta Perotti e la restituzione al corpo della città del Teatro Petruzzelli. C’è poco da aggiungere.E tutto questo è stato possibile grazie alla sinergia con un grande sindaco, uno dei migliori d’Italia, Michele Emiliano.Il rispetto dell’ambiente passa anche da una vera e propria svolta epocale in Puglia, ovvero la riorganizzazione del ciclo dei rifiuti, che risistemato le discariche e differenziato i rifiuti, che ha puntato sul riciclo con importanti incentivi e disincentivi ai Comuni pugliesi.Abbiamo inoltre restituito dignità a due città martoriate Brindisi e Taranto: il no al rigassificatore e al raddoppio dell’Eni, la legge sulla limitazione delle diossine, per la quale tanto abbiamo combattuto, anche contro poteri molto forti e talvolta non proprio palesati. Ma noi abbiamo avuto un grande alleato, il più importante, i cittadini di Taranto, i cittadini di Brindisi, i cittadini di tutte le età della Puglia migliore.
Sulla cultura abbiamo fatto tanti investimenti, di qualità. La rete dei beni culturali, il finanziamento dei laboratori teatrali, delle attività archeologiche, delle ristrutturazioni di immobili storici, degli archivi e delle biblioteche, il completamento della ricostruzione del Petruzzelli, 164 laboratori urbani partoriti da uno dei programmi dei Bollenti spiriti, che insieme al contratto etico e ai principi attivi costituiscono il fiore all’occhiello, in Italia e in Europa delle nostre politiche giovanili, di promozione del talento e di formazione e attrazione di alte competenze intellettuali e produttive . Teatro, musica, danza, spettacolo, avanguardia artistica nel circuito dei castelli medioevali sotto la guida di Bonito Oliva, e poi il cinema. Penso ad Apulia Film Commission, al Festival internazionale, al Polo del digitale, ai Due cine-porti. Abbiamo inteso le politiche culturali come dialogo, conoscenza, incontro di civiltà:la memoria, con i “treni della memoria”, Auschwitz, ma anche il Festival della Cultura ebraica (Negba).Centrale è stato il nostro sguardo al Mediterraneo, nelle politiche di cooperazione in ogni settore.E poi l’eccellenza delle energie rinnovabili: la Puglia ha inaugurato una stagione di rinnovamento, ha attuato anche in questo campo un pezzo della rivoluzione gentile auspicata.Abbiamo avuto l’ardire e il coraggio di pensare che la nostra terra potesse essere il centro in Italia per la produzione di energia da fonti rinnovabili. E ci siamo riusciti. Oggi siamo i primi produttori in Italia di energia da fonte eolica e da fotovoltaico. E non ci siamo fermati qui: abbiamo istituito la filiera corta per le bio-masse e abbiamo pensato ad un modello alternativo di industria.L’azione amministrativa di tutela del territorio ha toccato un punto nevralgico come la tutela delle acque e il piano di assetto idrogeologico, in una terra che non ha mai avuto una ricognizione da questo punto di vista, e che ha vissuto sull’incuria della precedente amministrazione. Una terra in cui è stato concesso negli anni di costruire ovunque e in cui poi ti ritrovi di fronte a una palazzina che crolla a Gallipoli a causa di un evento atmosferico di poco conto. Abbiamo quindi costretto i Comuni di Puglia a fornirci la situazione cartografica, bloccando le licenze per un anno. E le abbiamo ottenute.La Giunta pugliese ha approvato una delibera che, partendo da quanto stabilito dall’articolo 2 della nostra Costituzione nonché dal Parlamento Europeo e dall’UE, ha fatto propri i principi basilari della concezione dell’acqua quale bene comune. L’acqua bene comune dell’umanità è un principio unanimemente riconosciuto sul quale è giunta l’ora, senza totem e tabù, di applicarsi per giungere ad una regolamentazione di dettaglio che tenga conto del principio ed allo stesso tempo non ci faccia tornare indietro, con strumenti di gestione che hanno abbondantemente segnalato la loro inadeguatezza. Abbiamo ridato dignità alle città, con i progetti di riuso e riqualificazione delle periferie, il risanamento degli IACP, la rigenerazione urbana, i 129 PIRP approvati , la messa in opera di un Servizio Informativo Territoriale, la semplificazione e velocizzazione di tutte le pratiche di approvazione degli strumenti urbanistici, il sostegno all’affitto (18 meuro con cui abbiamo coperto i tagli governativi), gli investimenti crescenti per l’edilizia residenziale sociale, la moralizzazione degli IACP. Abbiamo affrontato la sfida del sistema dei trasporti, la sfida dell’intermodalità, la Puglia come piattaforma logistica. Pensiamo agli Areoporti e al distretto dell’aereospazio. Abbiamo incrementato il traffico aereo, frutto di interventi a sostegno, acquistato 1 elicottero per il collegamento con le Tremiti. Abbiamo investito 170 meuro investiti nel rinnovo dei vettori ferroviari, con l’acquisto di treni d’avanguardia, di 80 nuovi autobus urbani e 291 autobus interurbani privi di barriere architettoniche. Abbiamo avviato la conversione della nostra agricoltura, con il piano di sviluppo rurale, riconoscimento marchio Prodotti di Puglia. Nonostante la crisi disperante del mondo agricolo e l’insostenibile leggerezza dell’essere di Zaia. Abbiamo riorganizzato le attività produttive per distretti di filiera e distretti tecnologiciin sintonia con Arti.Abbiamo raggiunto risultati importanti nella meccatronica, nel distretto agroalimentare, nelle nano e biotecnologie, nella produzione di energia pulita. Abbiamo varato il più poderoso piano di misure anticicliche, di sostegno alle imprese, alle donne, ai giovani, ai precari della scuola. Mentre il governo occulta la crisi siamo intervenuti contro la crisi economica. Perché per noi risanare significa investire. Tagliare significa deprimere.
Ricordo iniziative importanti come il festival dell’innovazione, la notte dei ricercatori, la rete dei talenti. E dunque il turismo, il nostro orgoglio: mentre l’Italia precipitava, la Puglia cresceva. Anche perché abbiamo avviato progetti di destagionalizzazione dei flussi turistici.Abbiamo inteso il governo con una nuova visione e missione. Il sud si è ripreso la parola, destrutturando una mitologia negativa.Abbiamo dato una spina dorsale a un’idea di sviluppo, guadagnato un rapporto di fiducia con un pezzo di giovane generazione.Questo è un sunto breve di ciò che abbiamo fatto.Dobbiamo continuare il lavoro. Irrobustire le radici del cambiamento.L’alleanza da costruire ruota attorno a tre questioni: presidio della democrazia, questione meridionale equestione morale.Vorrei si costruisse una coalizione larga, plurale, capace di stringere un compromesso necessario tra culture e interessi sociali differenti. Una coalizione con il Pd, innanzitutto. Con le forze politiche di opposizione alle destre. Con l’Idv. Con utte le formazioni a sinistra del Pd. I radicali. I repubblicani europei. I pensionati. I moderati e i centristi.Non l’arca di Noè del trasformismo ma un patto per il futuro.Ringrazio Casini per l’esempio di civiltà della politica che ha dato a tutti. Il riconoscimento del senso della mia vita pubblica.Atti illegali, se ci sono, non sono quelli che ho fatto, ma quelli che ho subito.Discutiamo di programma. Di lotta alle povertà. Politiche per la famiglia. Cose concrete su cui già ci siamo misurati.C’è un problema del leader della coalizione? Bene. In un campo più largo non si possono imporre e neppure subire dei veti. Io non ho un problema personale ma politico. Perché sono stato eletto attraverso un processo di popolo che sono state le primarie nel 2005.Allora le primarie sono la soluzione, anche adesso.Il 5 dicembre ho voglia di andare a Roma. Vorrei condividere non solo l’ansia per questa buia notte, ma anche lo sforzo di cercare una via d’uscita.La via d’uscita è la democrazia, la responsabilità condivisa.Dobbiamo ritrovare in una trama collettiva il senso dell’agire politico.E’ l’unico antidoto per il dolore e la solitudine: dico di me, dell’assedio che ho visto attorno alla mia persona. Della bassezza, della volgarità, della malafede, della banalità del male che si subisce talvolta senza aver voglia neppure di difendersi: ai confezionatori di veline diffamatorie vorrei dire che il loro è tempo perso, che c’è un popolo che capisce la volontà pregiudiziale di colpire una anomalia che oggi riapre la sua fabbrica, che una vita intera vissuta in tutte le trincee della legalità e dell’antimafia non può essere scalfita da questi proiettili di fango: sparati per sporcare, per alterare il corso della discussione pubblica, sparati per omologare tutto e tutti al livello del degrado dei pubblici costumi.Ma se mi stacco dalle mie emozioni, capisco di aver sperimentato uno dei sintomi della malattia italiana: la politica come violenza governata, come teoria del comando plebiscitario e disciplinare, come complicità diffusa verso l’ordinaria barbarie in cui viviamo: i respingimenti, e il ricordo di Ester Ada.Ma anche la devianza punita fino alla morte, come per un povero Cristo, di Stefano Cucchi. Anche i suicidi in carcere, mentre va in scena il processo breve che comminerà pene lunghe per i poveri e impunità per i ricchi e potenti.Nel mondo va in scena Obama. Qui da noi lo scudo fiscale. La crisi è davvero finita per gli squali che son tornati tutti a nuotare nella consuete comode acque della finanza internazionale. C’è Copenaghen, ma noi italiani guidiamo la dissidenza inquinatoria, siamo nel club esclusivo degli amici del CO2.
La Puglia che continua a credere alla bellezza.Magari ad una politica che è fatta di confronto anche aspro ma non di trappole costruite con tecniche professionali, non di violenza verbale, non di urla scomposte di chi non conosce il gusto del dialogo. La politica che non si pensa onnipotente, che non ha tutte le risposte ma che ci tiene a non smarrire le domande, che ha un occhio sempre aperto sulle fragilità, che sa indirizzare socialmente i cantieri del profitto, che sa dare speranza ai bambini. Che sa accoglierne il respiro, riconoscerne i diritti, rispettarne la soggettività.La politica che ci rende tutti protagonisti e produttori in quella fabbrica di desideri, che oggi è soprattutto (e con che disperazione!) un desiderio corale di lavoro, di fuoriuscita dalla precarietà e dalla paura, di soggettiva connessione con reti sociali accoglienti e solidali.La destra è una fabbrica di paure. Un principio di separazione che moltiplica esponenzialmente i propri effetti. La destra è mettere sul conto di chi sta peggio gli abusi di chi sta meglio. La destra è l’idea semplice che valgono le regole di chi è più forte ed è anche in grado di difendersi con fitte reti di consenso. La destra è il velleitarismo ma anche la valenza ideologica delle ronde securitarie. La destra è il progetto di fare della precarietà un paradigma generale, dalla scuola sgonfia e umiliata per i tagli al lavoro che, anche quando c’è con un contratto a tempo indeterminato, pare essere una coperta provvisorio. Si vive nella precarietà del vivere. Sfottuti dal teatrino delle classi dirigenti.Accendete gli impianti, già sento il rombo della sirena, si aprono i cancelli della fabbrica, si comincia. Che sia per tutti e per tutte un buon lavoro. Bisogna essere molto grati a tutti quelli che hanno organizzato, programmato, costruito, allestito questa fabbrica. Sono volontari. Una militanza a progetto, nel nome di un sogno che non si è mai spento. Continuare ostinatamente a volere e a costruire una Puglia migliore’.
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